Non posso fare a meno di rispondere, dopo che ho letto quelle bestemmie sul QI e dintorni…
1. “se il QI non è molto alto puoi scordarti di diventare molto bravo a scacchi” --> assolutamente falso. E lo dimostrano semplicemente i test sul QI fatti a numerosi maestri e grandi maestri, che risultano essere nella norma. Ricordo che Reuben Fine aveva scritto un saggio sulla psicologia dello scacchista e lì se non sbaglio c’era scritto che i grandi maestri mostravano, come capacità al di sopra della media, memoria e abilità nell’apprendimento delle lingue.
2. I test del mensa non misurano l’intelligenza spazio-temporale. Non c’è neanche bisogno di argomentare su questo punto.
3. Gli scacchi hanno MOLTO a che vedere con la logica, anche se chiaramente questa è solo una componente del pensiero scacchistico. Basti pensare che il più grande allenatore di scacchi al mondo, Mark Dvoretsky, profondo conoscitore delle metodologia di apprendimento e allenamento, distingue gli scacchisti “stilisticamente” in due categorie: i logici e gli intuitivi.
4. Non è assolutamente vero che il giocatore forte calcola di più del giocatore debole! Il giocatore più forte calcola MEGLIO del giocatore debole. Richard reti notoriamente diceva (esagerando, ma il concetto si capisce) che lui calcolava “solo una mossa”.
5. Non è consigliabile aspettare tre anni per fare il proprio primo torneo. Anzi, prima ci si butta nella mischia e meglio è. Cercando magari di giocare con giocatori del proprio livello.
Detto questo ribadisco quello che molti hanno detto, e cioè che la PRATICA è la migliore strada per il miglioramento.
Quando si comincia a capire l’interazione tra i pezzi si può studiare qualche manualetto generico e poi man mano approfondire.
Chiaramente se si ha a disposizione un istruttore che spiega con pazienza i concetti tutto diventa molto più semplice.