REGIA:
Luca LUCINI
PRODUZIONE: Italia - 2004 - Drammatico
DURATA: 101'
INTERPRETI:
Riccardo Scamarcio, Katy Louise Saunders, Mauro Meconi, Maria Chiara Augenti, Giulia Gorietti, Claudio Bigagli, Galatea Ranzi
SCENEGGIATURA:
Federico Moccia - Teresa Ciabatti
(dal romanzo di Federico Moccia)
FOTOGRAFIA:
Manfredo Archinto
SCENOGRAFIA:
Marco Belluzzi
MONTAGGIO:
Fabrizio Rossetti
MUSICHE:
Francesco De Luca, Alessandro Forti
Trama
Babi ha 18 anni, è una studentessa modello, ha molti amici e proviene da una famiglia agiata. Step ha 19 anni, è un tipo rissoso e passa il suo tempo tra corse clandestine in motocicletta e piccoli furti. I due si incontrano per caso e si innamorano.
Recensioni
Vuoti a perdere
Se "Caterina va in città " poteva risultare un po' superficiale nella semplificazione con cui riassumeva mode, comportamenti e scelte politiche dei giovani under-18, in confronto all'opera prima di Luca Lucini è un fine trattato di sociologia. "Tre metri sopra il cielo", infatti, con la scusa di raccontare il primo amore che non si scorda mai, scimmiotta il peggio della televisione. Non tanto tecnicamente (nonostante gli evidenti ammiccamenti a pubblicità e videoclip), quanto sul piano dei contenuti. Il contesto sociale in cui si muovono i giovincelli è l'alta borghesia romana, con una protagonista tutta fighina che non trova di meglio che trasgredire con il ras del quartiere, sfacciato e burino ma con un cuore tanto e un trauma alle spalle non ancora superato (ha pestato l'amante della mamma, della serie solo a lui è concesso trasgredire!). Conflitto di classe, ma fino a un certo punto però, perché anche il giovine è un figlio di papà , che ha rinnegato babbo, ma soprattutto mamma, decidendo di vivere alla giornata, tra sfide in moto e atti vandalici. I due si incontrano e, secondo la legge degli opposti (ma va?), dopo qualche incomprensione finiscono per innamorarsi. Costruito per compiacere il teen-ager nazionale, il film evita di prendere qualsiasi posizione e si limita a grattare la superficie delle giovani generazioni: ecco quindi le super feste all'Olgiata (noiose ma imperdibili), le gare di velocità , i genitori assenti, i trentenni lavoratori babbidiminchia, la scuola (ovviamente privata) e alfin l'amore. à curioso constatare come i due protagonisti non facciano per tutto il film un discorso che sia uno, ma si limitino a prendersi e lasciarsi tra baci, pianti e, soprattutto, sms. L'accettazione passa sempre e comunque attraverso la dimostrazione del sentimento e l'amore assume la profondità di una qualsiasi merce di scambio: ti voglio bene, quindi faccio (scrivo il tuo nome su un ponte) o non faccio (non sfascio le case dei ricchi) per meritare la tua attenzione. La realtà descritta ha sicuramente un fondo di verità , ma ciò che irrita è l'ennesima esaltazione acritica e pure moraleggiante (poteva mancare la vittima sacrificale?) del vuoto di una generazione. E non tanto perché di cattivo esempio per i ragazzotti in età scolare (cavoli loro e di chi si occupa della loro educazione), quanto per la scelta furbetta di buttare là sempre le solite quattro scemenze, scomodando pure Shakespeare e "Gioventù bruciata", e farci sopra un film. Gli attori, pur senza strafare, sono meglio delle macchiette che interpretano, mentre a dare il colpo di grazia definitivo (ce ne fosse bisogno) è la voce fuori campo in stile DJ con cadenza molto "gggiovane": un (im)perdibile concentrato delle più trite ovvietà che si continuano a mettere in bocca agli adolescenti pensando di fare tendenza e limitandosi, invece, a raschiare il fondo della fantasia.
Luca Baroncini
Commenti
Spazio lettori
Per qualcuno tre metri sopra il cielo, per me tre metri sotto terra.
E’ facile supporre che, al giorno d’oggi, una volta sorpassato il problema produzione, chiunque sia in grado di girare un film; credo sia semplice leggere il libretto d’istruzioni, portare la telecamera a spalla o montarla su di un tre piedi, o casomai fissarla dietro una macchina in movimento, premere il famigerato bottoncino rosso del rec, e dare sfogo all’immaginazione. Ma prima bisogna avere un bel gruzzoletto di soldi da parte, perché non è sufficiente la telecamera, c’è bisogno di luci, trucco, vestiti, mezzi di scena, una giusta locazione, comparse, attori, c’è bisogno di pagare il copyright della colonna sonora, insomma non è sufficiente solo una telecamera.
Ma detto così, il cinema si svuota del suo fascino, non è più un’arte ma un gioco, un povero intrattenimento, diventa concorrente diretto della televisione; d'altronde, sono entrambi mezzi simbolo della nostra società , ed entrambi, come molte altre cose, sembrano essere in caduta libera verso l’insignificante talvolta meschino, offensivo, antieducativo, triste, scontato (e chi più ne ha più ne metta) vuoto.
Tre metri sopra il cielo, a detta del suo stesso regista, è un film per adolescenti fatto a loro misura, seguendone la loro immagine e, quando questo non fosse stato possibile, la somiglianza. Ma ne siamo sicuri? Ma soprattutto, che dice ‘3mSc’ degli adolescenti…probabilmente niente e forse non vuole dire niente, è solo una storietta per intrattenere chi sfortunatamente vi ci si ritrova.
Il film può piacere solo a chi, in qualche oscuro modo, riesca a riconoscersi come un probabile protagonista della storia, ma c’è da dire sin d’ora, che nessuna persona adulta potrebbe evitarne la critica (affettuosa o non); chiunque abbia un po’ di sale in zucca, che per legge lo si presume dopo i diciotto anni, ne trarrebbe un’idea distaccata e forse allibita.
E’ indubbiamente un film per ragazzini di mezzo liceo, e deve necessariamente essere visto da loro per essere giudicato, sono loro l’unica e naturale audience.
Ma attenzione, se fosse solo così, e mio malgrado lo è, allora questa è un’opera fortemente diseducativa, per una svariata serie di motivi.
Primo, non tutti i liceali sono (fortunatamente) cosi, come dipinti da Lucini; non tutti i diciottenni, anche se ricchi possono permettersi moto d’alta cilindrata e non tutti i diciottenni ricchi le utilizzerebbero per farci delle corse che spesso si concludono con la morte; morire in moto, per una stupida ed illegale corsa, non è un bel messaggio; fare falsa testimonianza è reato, e che tu sia innamorato o meno non risulta essere un’attenuante (…almeno che non sia sposato); non è un buon suggerimento andare contro la propria famiglia per quanto ossessiva essa sia; non è opportuno risolvere la maggior parte dei propri litigi prendendo a botte il proprio rivale.
Questi ed altri, sono i messaggi che rendono il film antieducativo; certo, una persona ‘maggiorenne’ potrebbe semplicemente reputare la sceneggiatura di un basso livello poetico, scontata nei dialoghi, ovvia nell’assegnazione e nella gestione delle parti, ma nonostante ciò riuscirebbe a staccare la fiction dalla realtà , facendosi il cuore amaro per il film visto e tornando a casa riuscirebbe a ritrovare la calma persa.
Ma un quattordicenne riuscirebbe a fare lo stesso? In televisione escono i bollini (rosso, giallo e verde) per avvertire la portata del film, ed a questo film andrebbe assegnato il bollino rosso per precauzione.
Ma non c’è solo un messaggio scorretto, è proprio il film che non sta né tre metri sopra il cielo né tre metri sotto terra. E’ l’opera prima di questo giovane regista, ma questa non risulta essere una scusante. Un film non deve essere per forza un’opera artistica, sarebbe bello ma sarebbe anche come predicare un’utopia; il film è pur sempre un grande contenitore, che per staccarsi dal livello delle soap opera necessita uno studio ed un approfondimento che sembrano essere mancati totalmente nel film di Lucini.
Per il resto, il tutto mantiene una triste coerenza con il registro scelto.
La musica segue di pari passo il livello artistico del film, con interventi di T.Ferro, Lamb e Vibrazioni, il che non aiuta la riuscita dell’opera.
L’ esperimento della voce narrante-speaker radiofonico, potrebbe essere classificato innovativo (e neanche ne sono sicuro, basti pensare a Radio Freccia), ma è come ‘continuare a farsi del male’, perché è una voce che spacca troppo con il tutto, e per altro ha l’abilità di presentarsi con commenti sempre e sempre più scontati.
In somma, reputo questo film non un brutto film, perché di brutti film ce ne sono e come, e sono anche girati da grandi registi (reputo un brutto film per esempio, ‘Ogni Maledetta Domenica’ di Oliver Stone), Tre metri sopre il cielo è un film semplicemente fastidioso per la sua superficialità .
Un’ultima cosa, ‘3mSc’ questo è l’abbreviazione con la quale il film si presenta, ricorda molto i vari t.v.b. che si leggevano sulle mura di scuola, fortunatamente si cresce col tempo, spero che avvenga lo stesso nella carriera del nuovo regista Lucini.